Le sale del castello conservano intatti affreschi, mobilio e quadri d'epoca mantenendo inalterato il suo carattere originale
IL CAMERONE DEL CAMINO
È dominato dall'altissima cappa trilobata costruita secondo il tipico modello gotico del XV secolo in aperto contrasto con il fregio e le piccole lesene scolpite in stile rinascimentale.
Interamente affrescata da G.B. Zelotti (Verona,1526-Mantova, 1578) e G.A. Fasolo (Mondello, 1530-Vicenza, 1572): un lungo fregio di ghirlande, putti, frutta, bucrani e grappoli, decora le quattro pareti dove, in un'ampia prospettiva architettonica, si svolgono quattro scene di storia romana narrate da Tito Livio. Il significato di questo ciclo di affreschi non è del tutto chiarito ma alla luce dei nuovi apporti critici -che datano il ciclo di affreschi intorno al 1570- si può presumere che Giovanni Porto, erede dello zio Francesco, generale della Repubblica di Venezia, abbia voluto illustrare la contrapposizione fra fedeltà e tradimento per celebrare la dedizione della famiglia Porto a Venezia -evidenziata anche dalla architettura "veneziana" della villa- con una precisa allusione agli ambigui rapporti di Vicenza, tradizionalmente legata al partito imperiale.
Entro un loggiato di colonne corinzie sono dipinti i seguenti episodi: Il convitto di Cleopatra, La Clemenza di Scipione, L'incontro tra Massinissa e Sofonisba, Muzio Scevola e il re Porsenna.
LA SALA DEL BILIARDO
Il biliardo, il tavolato e il lampadario sono della fine del XIX secolo; nelle vetrine sono esposte statuette in terracotta fine '800 con scene dei Promessi sposi, oggetti come le fiches in avorio, le carte da gioco e da tombola dipinte a mano.
Inizia qui l’esposizione dell’importante collezione di ritratti di membri delle famiglie Porto, Colleoni e Thiene che coprono quattro secoli di storia e permettono quindi anche di ricostruire quale è stato l’evolversi della moda nei secoli.
SALOTTINO AZZURRO e SALON ROSSO
Due sale interamente rivestite -pavimento e pareti- per volere di Guardino Colleoni secondo la moda di fine ‘800, conservano intatto l’arredamento d’epoca e un’importante collezione di ritratti.
LA GALLERIA DEI CAVALLI
Il grande salone al piano nobile ripete lo spazio a T del piano terra. in origine era il granaio spostato all’ultimo piano dopo la sopraelevazione cinquecentesca dell’edificio. Dominato dalla grande pentafora, presenta una pavimentazione a quadroni in cotto rinvenuto il secolo scorso sotto uno strato di bitume ottocentesco. Molto interessante è la raccolta di mobili del '600 che comprende divani e varie poltrone, tutte in legno di noce. Alle pareti un’interessante collezione di ritratti equestri: quattro quadri di cavalli di razza diversa con cavaliere dipinti del XVII secolo e otto quadri con cavallo e palafreniere dipinti attribuiti secondo F. Rigon a Francesco Balante (Thiene, circa 1663-1729), allievo di Pietro Liberi.
Il ritratto equestre nel Seicento è intimamente legato alla contemporanea arte dell'equitazione, insegnamento d'alta scuola coltivata in Accademie, dove la raffinatezza formale è elemento distintivo del gentiluomo rappresentato nell'atto di eseguire un preciso movimento con cui dimostra la sua capacità di comando, il carattere e la fermezza del suo addestramento.